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Ultimamente si avvistano articoli biologici o da agricolture sostenibili in ogni scaffale dei supermercati. Centinaia di prodotti con certificati diversi, provenienti da vari produttori.
Tutto questo può confondere i consumatori, che saranno meno motivati ad approcciarsi ad una spesa costituita interamente da cibi provenienti da agricolture o allevamenti biologici.
Questi bollini, scelti sempre più dai produttori e dalle aziende, dovrebbero rappresentare un marchio attestante la natura green ed ecosostenibile dell’articolo in vendita e spronare il cliente all’acquisto consapevole… piuttosto che ingannarlo con metodi quasi fraudolenti, vista la totale assenza di certificati sull’effettivo impatto ambientale dei prodotti non biologici.
Facciamo quindi chiarezza su come i vari marchi decidono i certificati da utilizzare:
1. Certificazioni interne: ovvero auto-dichiarazioni di ecosostenibilità. Molte aziende applicano delle regole autoprodotte che garantiscano un maggiore rispetto dell’ambiente in ogni fase di produzione. In questo caso ovviamente manca del tutto un’autorità competente, un ente esterno, che attenendosi a dei parametri ben specifici dettati da leggi possa affermare che ciò che viene prodotto in quella determinata compagnia segua le regole della sostenibilità e produca merce a basso impatto ambientale.
2. Certificazioni private: eseguite da parte di Organizzazioni non governative o enti privati. In questo caso pur seguendo dei criteri rigidi, questi organismi si occupano di determinati campi e le compagnie se ne potrebbero approfittare. Ad esempio un’azienda che vuole certificare che il proprio packaging è ecosostenibile si potrebbe rivolgere ad una determinata società che fa proprio al caso loro e nascondere problematiche di altro tipo presenti nella loro compagnia.
3. Certificazioni istituzionali: pur non esistendo un vero e proprio marchio a livello istituzionale per i cibi e le bevande bio, al momento sono state avanzate varie proposte europee, sulla quale tuttavia si sta ancora lavorando. Per quanto riguarda invece marchi che non riguardano alimenti esistono dei bollini, come ad esempio la Ecolabel UE, ovvero un’etichetta ecologica basata su un sistema di criteri selettivi, su base scientifica, che ha il compito di visionare l’impatto ambientale dei prodotti o servizi lungo l’intero ciclo di vita ed è sottoposta a certificazione da parte di un ente indipendente.
Come si può notare, c’è molta confusione nel panorama biologico; nonostante la crescente richiesta la mancanza di una autorità suprema che determini cosa è e cosa non è ecosostenibile ha gettato tutti questi marchi e aziende in pasto agli squali delle certificazioni green, dalla quale è difficile sfuggire.
Di fatto a livello europeo esiste un regolamento, il 1169/2011, con il quale i produttori sono obbligati ad esporre in etichetta in maniera chiara e semplice le misure adottate per un determinato alimento in fase di produzione e lavorazione e le caratteristiche che lo contraddistinguono.
Ma la cosa fondamentale è che non è specificato cosa stiamo facendo alla nostra terra acquistando quel determinato articolo.
In ultimo c’è lo standard ISO, acronimo per la International Organization for Standardization, una organizzazione mondiale indipendente e non governativa che si occupa della standardizzazione dei processi produttivi o delle emissioni inquinanti.
Nello specifico è l’ISO 14025 o DAP, Dichiarazione Ambientale di Prodotto, ovvero una dichiarazione contenente istruzioni chiare, comprensibili, verificate e rilevanti da seguire per far si che prodotti e servizi causino danni all’ambiente, ma questo non è specifico per l’agricoltura o l’allevamento.
Quindi in linea di massima come ci possiamo orientare e riconoscere l’agricoltura biologica?
L’unico modo per capire se quello che si sta mangiando è effettivamente a basso impatto ambientale è fare ricerche sulla compagnia che le produce e scoprire se queste abbiano ottenuto certificazioni per agricoltura biologica normate a livello europeo dal Regolamento UE, secondo il quale l’azienda si deve attenere ad una serie di divieti, regole e controlli che attestino la naturale fertilità del suolo, il basso impatto ambientale con la quale vengono coltivati gli alimenti, il rispetto dell’ecosistema e la salubrità dei prodotti che non devono presentare alcun tipo di pesticidi chimici.
In definitiva, per sapere se il prodotto che stiamo acquistando sia stato davvero prodotto seguendo le pratiche di una produzione più sostenibile, non limitiamoci a osservare i bollini in etichetta.
Dobbiamo fare una vera e propria ricerca per andare a verificare cosa quel bollino effettivamente stia certificando, da chi è stato rilasciato e quali regole i produttori devono rispettare per ottenerlo.
L’Hotel Verdeborgo questo lo sa bene! Tramite ricerche specifiche e accurate abbiamo selezionato materie prime a km 0, senza pesticidi chimici, prediligendo gli agricoltori e allevatori locali.
Le pietanze che prepariamo sono genuine e rispettano le tradizioni romane e soprattutto le ricette del nostro storico ristorante Il Cavallino che da ormai 10 anni è un’istituzione culinaria di Grottaferrata.
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